Non è la prima volta che scrivo dei raffreddori di Amaranta. E onestamente non c’è neanche motivo per cui dovrei parlarne così tanto, in quanto, si sa, per un bambino ogni malanno è abbastanza simile all’altro e le cose che noi mamme possiamo fare per aiutarlo sono davvero poche.
Oltre a sollevare leggermente il materasso dalla parte della testa e versare alcune gocce di olio essenziale di eucalipto nell’umidificatore per farlo respirare meglio, infatti, l’unica accortezza che possiamo adoperare è spruzzare tre o quattro volte al giorno della soluzione salina nel suo nasino e somministrargli un po’ di Bentelan.

Vi starete allora chiedendo come mai mi soffermo sull’ennesimo raffreddore di mia figlia anche stavolta. Ecco, perché vorrei scardinare un aspetto che non ho ancora mai affrontato.
Non piace a nessuno, infatti, che il bambino si svegli nella notte, magari dopo che la giornata è stata già abbastanza dura e piena di impegni lavorativi e domestici. Non piace a nessuno alzarsi e, con gli occhi ancora chiusi e le gambe che si rifiutano di muoversi, avvicinarsi alla culla, prendere il fagotto e dondolarlo fino a che non si riaddormenti.
Quando il bebè è malato, poi, la situazione sopra descritta diventa quasi routine. E va in genere molto per le lunghe. Dopo averlo cullato, baciato e coccolato, dopo avergli cantato ninne nanne su ninne nanne e avergli preparato un bel biberon molto caldo, infatti, nostro figlio piange ancora. E non ha alcuna intenzione di riaddormentarsi.

E’ normale! Il bambino non sta bene e il pianto, per lui che è così indifeso e incapace di risolversi, è l’unico modo che ha per esprimerlo. Amaranta non è differente da tutti gli altri cuccioli.
Allora non ci ho pensato due volte. Ho preso il suo cuscino, ho scansato verso l’esterno il mio e quello di mio marito e ho messo la piccola nel lettone a dormire con noi. “Non farlo perché si abitua” le parole che mi sento ripetere milioni di volte a settimana, fin dal primo giorno in cui l’ho riportata a casa dall’ospedale. Io ho evitato di farlo il più possibile. Ma quando stanotte l’ho sistemata affianco a me, e lei ha ripreso a respirare col nasino, e chiudendo gli occhietti si addormenta beata, ho capito una volta per tutte che l’unica cosa che una mamma deve fare è seguire il suo cuore. I consigli altrui? Solo quelli richiesti e dati con amore. Mai ascoltare chi dice: “fai, non fare”, credendosi l’unico genitore esistente sulla faccia della Terra, perché anche se ha ragione, come ci è arrivato lui ci arriverai anche tu.
E se il bambino si abitua, allora…
Tranquilli, non si abitua! Basterà saper comunicare con lui.